LA STORIA DI ITALO DIANA MAESTRO DI BISSO


Italo Diana
"Italo Diana, rimasto orfano di madre a soli otto anni, fu allevato ed educato da uno stuolo di donne: zie, sorelle e personale di servizio.
Molto curioso e particolarmente abile e creativo, da loro assimilò le tecniche dei lavori di filatura, tessitura e preparazione dei materiali per il telaio, attività che vedeva svolgere quotidianamente dalle sue educatrici.
Nei suoi primi lavori di tessitura al telaio inizialmente riprodusse i disegni della tradizione sarda e, in seguito, creò nuove composizioni."
"Quando aveva solo tredici o quattordici anni si costruì un piccolo telaio con il quale realizzò una bisaccia."


FONTI
- Archivio storico del Comune di Sant'Antioco
- Felicitas Maeder iniziatrice del "Progetto Bisso marino" su incarico del Museo di Storia Naturale di Basilea, Svizzera
- Emma e Mariangela Diana, figlie tuttora viventi del maestro Italo Diana

Con notevole impegno personale e finanziario Italo Diana aprì la sua scuola con annesso laboratorio.. Le ragazze della scuola erano intenzionate ad apprendere un lavoro che avrebbe permesso loro di produrre in proprio.Quì venivano tessuti tutti i materiali ma fu dalla lavorazione del bisso che derivarono i manufatti più apprezzati.
La lavorazione del bisso proseguì nella sua scuola fino al 1939, quando tutti i telai a disposizione furono requisiti e utilizzati per la lavorazione dell'orbace, il tessuto resistentissimo che servirà per le divise dei gerarchi fascisti. Lo stesso Mussolini n'ebbe una.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale la scuola fu definitivamente chiusa e Italo Diana fu richiamato alle armi e assegnato alla postazione di Mont'e Cresia.

(Archivio storico del Comune di Sant'antioco. Testimonianza della figlia Emma Diana, corredata di foto e bibliografia. )
Italo Diana con Giulia Loddo
Italo Diana con sua moglie Giulia Loddo
 Foto
il maestro d'arte Italo Diana con sua moglie Giulia Loddo, insegnante elementare per oltre 30 anni e commerciante nella cartolibreria Diana di via R. Margherita

Testo: Antonella Senis

Commenti

Post più popolari